ANTONELLA CAPPUCCIO MUCCINO– Narrata da se’ medesima
Sono nata due volte: la prima, nell’isola di Ischia, governata dalla sempre mutevole, tenace costellazione dei Pesci, almeno per quelli che credono in queste cose. Quello che e’ certo, comunque, e’ che sono sempre stata pronta a cadere in tentazione, nel bene e nel male.
Alla fine ho scelto il bene.
La seconda volta sono nata diciassette anni piu’ tardi, a Roma, nella casa Cecchi.
Per un lungo periodo ho studiato con Maria Baroni e Dario Cecchi, entrambi costumisti designers, ed e’ a loro che devo la mia formazione artistica e culturale.
Dario era anche scenografo, pittore e scrittore. Loro sono stati i miei primi “Maestri d’Arte” e con loro ho iniziato a lavorare per il cinema e il teatro.
Inizialmente come assistente, in seguito, all’eta’ di ventitre’ anni, come costumista designer; ho avuto la fortuna di lavorare con la “creme” del teatro italiano, da Pierluigi Pizzi a Danilo Donati, da Maria De Matteis a Ezio Frigerio, Luigi Squarzina, Daniele D’Anza fino a Orazio Costa, Edmo Fenoglio, Silverio Blasi, Giulio Majano , Lina Wertmuller e Paolo Poli.
Poli venne, in incognito, alla mia prima mostra, solamente per discutere, nel suo solito modo gentile, con Goffredo Parise sulla mia opera ispirata a Botticelli. Questo dipinto, in omaggio all’antico adagio, fu incidentalmente venduto ad una terza persona: Idalberto Fei.
Contemporaneamente, insieme alla mia passione per il costume teatrale, poco a poco, nasceva il mio amore per la pittura. In questo settore, Dario Cecchi si rivelo’ un inestimabile e indimenticabile insegnante, guidandomi in un attento e profondo studio di Mantegna, Botticelli, Raffaello, Bellini, da cui ho sviluppato la tecnica del tratteggio e fui iniziata ai segreti della sezione aurea.
Ho iniziato a esporre nel 1976.
Dopo sei anni di “bigamia artistica” ho detto addio ai costumi.
Dal 1985 al 1994 ho fatto parte del movimento chiamato “Nuova Maniera Italiana”. Solo nel 1994, quando il desiderio di solitudine e di una ricerca piu’ personale prevalsero sullo spirito di gruppo, ho continuato la mia strada da sola. Due anni piu’ tardi ho iniziato a lavorare su un tema, una serie di opere basate sui costumi teatrali. E cosi’, passando di scena in scena, di incanto in incanto; seguendo gli inevitabili sentieri che sono la ricchezza (e anche la seduzione) di coloro che lavorano creativamente, ho trovato me stessa al centro del Labirinto.
La pittura sacra: una difficile e delicata prova, una circonstanza che, in ogni mito, richiede un Grande Aiuto (uma mano guida). E questo mi arrivo’ nelle sembianze raffinate, per spirito e arte, di Monsignor Paolo De Nicolo’.
Se mai ho ricevuto un talento – e di quale portata non sta a me dirlo – io non posso far altro che ringraziare… Cio’ che posso dire riguardo questo dono e’ che l’ho coltivato, minuto per minuto, con una tenacia e una passione paragonabile ad una etena ossessione.