di Lorenzo Ostuni
Fondatore dell’Istituto per Biodramma, Roma
Antonella Cappuccio è uno dei pochi pittori di oggi che davvero pratica l’arte del dipingere. Dopo quasi venti anni di lavoro e molti successi, ha oggi raggiunto una nuova stagione di simbolismo psicologico in cui è in grado di connettere, con introspezione immaginativa, i toni e le ombre della bellezza “fatta a mano” con le visioni atonali del sogno. Lei sogna consapevolmente ad occhi aperti. Quindi, dominando la separazione tra il soggetto e l’oggetto, ri-crea con entusiasmo i nostri riflessi umani.
Antonella, come un preciso chirurgo (l'”Esprit de Geometrie” di Pascal), è giunta a dipingere con la calma della mano che guarisce (“Esprit de Finesse”).
Dal 1979 Antonella è stata studentessa di “Biodramma” – il viaggio simbolico dell’anima che scorre attraverso la storia dell’esistenza unmana – ed è stato in questo contesto che la sua vita e la sua arte si sono focalizzate sulle trentatré Chimere. Queste metafore di Vita, Amore e Morte sono parte del sistema lirico-psicologico da me inventato e sono componenti essenziali del viaggio del “Biodramma”. L’interpretazione di Antonella degli enigmi ha prodotto queste Immagini dal Teatro della Vita. Trovo che il “Biodramma” – un’arte, una filosofia, una forma di terapia – si sia indissolubilmente intrecciato con l’intuitiva capacità di Antonella di comprenderne il simbolismo e la sua stupenda abilità di esprimerlo in pittura.
Biodramma? È lo spazio che dà cuore a un corpo – il tempo che trasforma un’anima, l’essere che naviga all’interno dell’essere.
Un lirico disorientamento emerge dai dipinti di Antonella Cappuccio, un’emozione leggendaria, una seduzione enigmatica, in cui i gesti, i volti e i corpi degli esseri viventi sono immersi in stati di consapevolezza che ci invitano a esplorare nuovi territori. I suoi trentatré oracoli parlano dei nostri sentimenti umani, dei nostri dilemmi, delle nostre Chimere, e rivelano la nostra brama di catturare i riverberi di altre, più lontane, inesprimibili dimensioni.